Nato a Viareggio sotto il periodo del Carnevale, il 23 febbraio 1937, da padre Oreste Lazzari (anche lui costruttore), Vincenzo Lazzari può dire di vantare 40 anni di attività all'interno dell'ambiente dei baracconi e ben due soprannomi: Paolo, vero nome anagrafico dovuto ad un errore dell'ostetrica al momento del parto e Pisello, per via di un giubbottino verde pisello che da ragazzino era solito indossare con gli amici. Formato all'hangar paterno, Lazzari prende anche parte alla realizzazione di "Arriva Mao" del 1970, memorabile carro firmato dal padre e Giovanni Lazzarini e vincitore del primo premio (trionfo che Oreste vide soltanto attraverso gli occhi del figlio in quanto scomparso proprio durante quella edizione del Carnevale). L'anno successivo Paolo decide di iniziare il suo ciclo nel mondo di Burlamacco e presenta la mascherata "Lo spogliarello" (1971) che arriva seconda alle spalle di Eros Canova. Terzo nel 1972 con la simpatica "La dieta della suocera" mentre la prima vittoria risale al 1973, l'anno del Centenario, con "Contestatori si nasce", ispirata ai moti rivoluzionari di quegli anni. Nel 1974 è quarto con "Love story" ma un altro trionfo lo attende nel 1975 con "Il rilancio delle esportazioni". Scende nuovamente al terzo posto nel 1976 con "Metti una sera a cena" e risale istantaneamente al primo nel 1977 grazie a "I blasonati". Giunge il momento del primo salto di categoria e, in coppia con Guidubaldo Francesconi, nel 1978 realizza il complesso d'apertura fuori concorso "Carnevale in avaria". E' del 1979 però la sua prima vera prova fra i carri con "Barbapapà" (firmato assieme a Giuseppe Palmerini), che ottiene un buon secondo posto ex aequo. "Chi ha mangiato la marmellata" del 1980 segna il debutto in solitaria che è positivo: un secondo premio mascherato da terzo in quanto quell'anno la giuria decide di non assegnare il primo premio a nessuno. Terzo (stavolta reale) nel 1981 con "Vacanze a Viareggio" mentre è vittoria nel 1982 con "Serenata a questi chiari di luna". Questo bel carro piccolo rappresenta il pass-partout per la prima categoria in cui Vincenzo si cimenta a partire dal 1983, l'anno de "L'uomo e la scimmia" (quarto). Dalla navicella spaziale si passa alla medusa di "Assalto a Viareggio" (1984) che torna ad essere quarto. Non si smuove da quella posizione neanche col Craxi ballerina di "Spettacolo all'italiana" del 1985. Scivolone inaspettato (e probabilmente immeritato) per "Messaggero di pace", un carro coraggioso che porta per la prima volta al corso un pontefice. Papa Wojtyla sovrasta il mondo e porta un segno di pace e speranza a tutti gli spettatori del Carnevale; la giuria gli assegna l'ultimo. Neppure un ritorno alla satira sembra giovare a Lazzari che, nel 1987 con "Quo vadis?" rimane saldo all'ottavo posto. Disastroso piazzamento (ultimo) anche nel 1988 con "La danza delle libellule". Il Carnevale 1989 sembra però improvvisamente rinvigorirlo e Paolo propone il mostro dell'inquinamento di "Fermiamolo!", in assoluto la sua migliore prestazione sui viali a mare: i giurati consegnano al capolavoro di Lazzari un eccellente secondo premio, che rappresenta il punto più alto della sua carriera. La buona stella del 1989 si rivela però un lampo senza seguito e nel 1990 arriva già un sesto con lo squalo di "Europa, Europa attenta!". Il Telegatto di "A chi l'oscar dell'audience?" del 1991 non va oltre l'ottavo posto e nel 1992 inizia per Paolo Lazzari un biennio veramente nero: sempre ottavo con "Europa '92" (il carro della chiocciolona), riconfermato nel 1993 con "E io mi ci diverto". Il meccanismo delle retrocessioni da quell'anno comincia a mietere le prime vittime e Vincenzo Lazzari può vantare di essere stato l'apripista di questa formula. Polemico ritorno fra i piccoli nel 1994 con "Lasciamoli vivere", che ottiene subito l'ultimo posto. Il 1995 si deve rivelare salvifico e difatti lo diventa grazie al prezioso supporto dei fratelli Umberto e Stefano Cinquini, i quali firmano con Lazzari progetto e realizzazione di "Carnivori" (primo premio assoluto). Vincenzo e i Cinquini istituiscono una società di costruttori che va avanti per cinque anni. Nel 1996 e nel 1997 arrivano due belle dimostrazioni (terzi con "Bau sette" e secondi con "Carnevale virtuale") che permette loro di avanzare in prima categoria: Lazzari è il primo costruttore a tornare fra i grandi dopo essere stato retrocesso. Purtroppo la magia dura poco e già nel 1998 la giuria lo fa sprofondare all'ultimo posto con "La fabbrica dei mostri". Totalmente inutile il quarto vinto nel 1999 con "Cosa resterà" che rappresenta per Lazzari l'addio definitivo all'Olimpo della cartapesta. Per la terza volta fra i carri piccoli (nuovamente in solitaria) per il costruttore sessantatreenne, senza più grandi stimoli, arrivano solo deludenti ultimi: "Carnevale di primavera" (2000), "L'uomo: la malattia del mondo" (2001), "L'ultima vela" (2002), "Senza rete" (2003) e "Cacciuccata di Carnevale" (2004). Nel 2002 sembrava che "L’ultima vela" (titolo mutuato da una delle ultime canzonette di Egisto Malfatti) carro rappresentante lui stesso in un mare di ricordi con alcune maschere tratte dai suoi migliori carri, dovesse simboleggiare il suo addio alla cartapesta... ma nonostante l'ultimo posto insaccato pure quell'anno Lazzari non demorde riproponendosi per un altro (fatale) biennio. Inevitabile la retrocessione tra le mascherate di gruppo. Il nuovo esordio lo vede affiancato nel 2005 dal giovane Alessandro Servetto, che naturalmente Lazzari designa come suo erede prescelto. Dopo alcuni anni di mascherate in coppia con Servetto (fra cui rammentiamo il secondo premio vinto nel 2008 con "Il teatro dei burattini") nel 2009 il ritiro (più dovuto che voluto) è ormai deciso. Dal 2010 sarà soltanto Alessandro a gestire la mascherata di gruppo donatagli da Vincenzo Lazzari che, a ormai 73 anni, abbandona definitivamente il Carnevale di Viareggio.