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Renato Salani

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Personaggio dalla straordinaria e avventurosa vita, Renato Salani e il fratello minore Giulio sono stati oggetto di ricerca della nipote Barbara (anche lei musicista) che ne ha raccolto le memorie e le testimonianze in un volume dal titolo “Una vita per la musica – I fratelli Salani” (2017), dal quale preleviamo diverse preziose informazioni e ringraziamo per la gentile disponibilità. Renato Salani aveva origini brasiliane e modenesi e proveniva da una famiglia di campanari. Il padre Euclide era un musicista completo, diplomato al Conservatorio di Bologna in bombardino e pianoforte. Diventato arrangiatore della banda di San Martino Spino, iniziò a scrivere molte partiture che spaziavano dalla musica sinfonica a quella operistica, comprendendo anche qualche brano del Carnevale di Viareggio. In Brasile, dove Euclide aveva la sua attività e la moglie Maria, nacque il figlio Renato, accolto come un re (appunto Re-Nato), instradato fin da subito sulla via della musica. Una volta trasferitisi a Viareggio, Euclide divenne Maestro della Banda Municipale della città imparando le canzoni più celebri della tradizione locale. Renato e il fratello Giulio passarono ben presto dall’essere allievi a ricoprire il ruolo di insegnanti grazie all’attitudine (e l’abitudine) a suonare praticamente tutto. Renato prendeva comunque lezioni di composizione da Padre Leonardo Pacini, un frate cappuccino amico di Puccini e fondatore della scuola Benedetto Marcello. A soli quattordici anni Salani già dirigeva un’orchestra di quaranta elementi e si esibiva nel locale Gatto Nero e al Teatro Pacini.  Chiamato sotto le armi, il giovane venne trasferito a Roma per suonare il pianoforte nell’Orchestra della Marina Militare Italiana insieme ad una compagnia di spettacolo che annoverava anche Ugo Tognazzi. Nel 1944 i fratelli Salani furono prelevati forzosamente dalla loro abitazione a Massaciuccioli da alcuni soldati tedeschi e condotti in un campo di concentramento a Fossoli. Scrive Barbara Salani: «Le canzonette del Carnevale di Viareggio […] regalarono ai compagni di prigionia un po' di allegria e voglia di vivere, sdrammatizzando la gravità della situazione». Dopo diversi mesi al servizio dei tedeschi – durante i quali ebbe il tempo di appuntare le proprie memorie su alcuni fogli di carta igienica in quartine di endecasillabi danteschi (!) – Renato riuscì a fuggire dopo un raid inglese che distrusse il filo spinato del campo.  Conclusa la guerra, Renato andò a suonare come pianista all’Hotel Alhambra di Firenze per poi tornare al Gatto Nero col fratello Giulio, sotto la gestione dell’amico Sergio Bernardini. Raccolti molti elementi validi, fondò e diresse la nota “Orchestra S-13”, che si esibiva nei migliori locali della Versilia. In quel periodo maturarono la melodia e il testo di Culla d’amor, brano di Carnevale regolamente presentato al concorso per la canzone ufficiale 1947. L’inedito – probabilmente interpretato dal fratello Giulio, anche cantante – arrivò ad un passo dal primo premio, fra lo stupore e lo sconcerto generale. Aldo Valleroni racconta del grande polverone che la mancata vittoria di Salani suscitò nei presenti, tanto da vandalizzare la saracinesca del teatro Politeama a causa dell’indignazione per il verdetto.  Gli anni successivi lo videro scrivere e suonare per l’orchestra RAI e le prime edizioni del Festival di Sanremo, come per la canzone No Pierrot del 1953. La produzione musicale iniziava a conteggiare numerose composizioni di caratura nazionale, senza ignorare l’impegno per Viareggio: nel 1948 Salani e l’amico giornalista Aldo Valleroni scrissero note e parole di Fatina azzurra, colonna sonora del carro “La fata dai capelli turchini” di Fabio Romani. Seguirono anni di fervida collaborazione al seguito di Fred Buscaglione in cui trovò il tempo di scrivere con Ezio Alfiero Bicicchi il brano Dopo il veglione. Un musicista di livello sopraffino e grande appassionato di Carnevale che però, per inseguire i propri sogni, decise nel 1955 di lasciare l’Italia e stabilirsi in Venezuela insieme alla famiglia (la moglie Alma faceva parte di un coro femminile di grande successo), avendo accettato un contratto di lavoro come pianista. Visto l’enorme successo ottenuto, decise di aprire un proprio locale a Caracas, l’Hipocampo, dove esibirsi ogni sera al pianoforte insieme all’inseparabile fratello Giulio. L’avventura venezuelana dei Salani durò per circa quarant’anni, durante i quali ebbero modo di sviluppare e ibridare molti stili diversi, contribuendo alla crescita verticale della musica venezuelana. Durante i mesi del Carnevale, Renato era solito far suonare alla propria orchestra gli stornelli carnascialeschi con l’obiettivo di far conoscere al suo pubblico internazionale il repertorio classico viareggino. Sono testimonianze del forte e duraturo rapporto con la manifestazione, la stesura di alcuni brani che hanno Viareggio come protagonista come È Carneval, Carnevale di Viareggio, Se vieni al Carnevale e Carnevale al polo nord. Queste canzoni dalla datazione incerta vennero composte ed arrangiate direttamente per il locale e tradotte in spagnolo senza mai essere esportate in Italia. Ad oggi esistono solo le copie in cassetta molto complicate da sbobinare e quindi, per il momento, inascoltabili. Meritevole di menzione, è l’amicizia con il carrista e pittore Beppe Domenici, autore delle scenografie carnevalesche dell’Hipocampo, spesso fatto venire da Viareggio per le capacità tecniche legate alla manifestazione. Nel 1982 si chiuse l’esperienza venezuelana dei Salani ma prima di tornare a fare musica viareggina dovettero passare molti anni. Correva infatti il 1996 e la Fondazione Carnevale organizzò il Festival della Canzone Ufficiale. Renato, forse su spinta di Valleroni, decise di rituffarsi in gara e scrisse la musica di Maschere e colori per le parole dell’amico di famiglia Egidio Sassu e le voci di Vincenzo Cagnolo e Sauro Volpe (fratello di un’allieva di Renato), con la nipote Barbara Salani ai cori. Insieme a Sassu, il maestro aveva composto molte colonne sonore per il Carnevale di Savona e per il suo Re Ciciolin. Malgrado il peso dell’anagrafe, Renato non si fermò neanche negli ultimi anni di vita, componendo numerose canzoni spesso per fruizione privata e familiare. Trasferitosi a Miami per il miglior clima rispetto all’Italia, Salani morì il 21 dicembre 2014 all’età di novantadue anni.Lo stile del maestro rispecchiava le contaminazioni internazionali percepite durante tutta la sua vita, dalla lirica poetica e romantica del dopoguerra al latino scatenato del periodo sudamericano pur non tradendo all’occorrenza la marcetta viareggina. 

Année Titre Auteurs Note
1947 Culla d'amor Texte: R. Salani
Musique: R. Salani
Interprète: inconnu
1948 Fatina azzurra Texte: A. Valleroni
Musique: R. Salani
Interprète: inconnu
1950 Dopo il veglione Texte: E. A. Bicicchi
Musique: R. Salani
Interprète: inconnu
1996 Maschere e colori Texte: R. Salani
Musique: E. Sassu
Interprètes: V. Cagnolo, S. Volpe
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