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Bagnanti

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Photo de Egisto MalfattiEgisto Malfatti

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Se ho affittato? Eh, e di' che ho affittato benino è di' pogo;
te guardimi ne le sembianze gioiose e po' datti a la fantasia più disfrenata.
Oh Tere', una mandata di comparita come guest'anno 'un si vedeva dalla calata de' Longobardi.
Una festa per l'occhi, oh 'un mi vien guasi da piange' per la commozione;
più di quando al mi' marito ni denno la medaglia al valore,
perché ne la disfatta di Caporetto s'era ritirato adagio.
M'han portato l'orgoglio in famiglia, e 'un dio altro;
gente in su, e 'un mi fa' parlare: marito, moglie, e du' infanti… Loro li chiamino così.
Pensa un po': camera, salotto, cucina e comodo; cucina e comodo in condominio,
noi mangiamo sottoscala perché ci fa più fresco.
Anditino a senso unico, uno passa, vell'altro aspetta;
pensa un po' che riguardi. Di dove? Di Pievesenatico.
Io sento parla' di un castello col ponte lavatoio e non mi pronuncio oltre.
Cosa? Eh eh, e 'un vorai miga mette i mi' bagnanti co' tui…
Oh di 'ase raccomandate dall'azienda economa in via Chimene, c'è soltanto la mia.
Come perché? Perché dopo la mi' 'asa vien subito l'albergo!

Son tanto perbenino,
rigovernino da sé,
non sporchino il chiusino
non t'incrinino il bidet.
Lu' porta il borsalino
e l'orilogio nel gilet;
le' pare un figurino
e ha la mèche nel toupet.
Bagnanti, bagnanti,
i meglio en capitati a me.

De' burbiglioni Adargiso, te senti le rote che ci sono in quel nome lì;
a la guera degl' incrociati il su' bisnonno ci perse un orecchio,
per me lullì è marchese, 'un lo dice, ma lo fa capi'.
Lì en palle su lo stemma 'un si scappa. Oh le’ è una bellezza, oh sì,
dovresti vede' il portamento di quella donna,
t'apre la porta del comodo, come se dovesse entrare nella sala delle udienze regali.
I du' infanti ahh (Smack) e taccio. Te pensa i du' fratelli Mechetti quand'erin piccini…
Per me l'han divezzati nel collegio delle Torsoline, vestiti a marinaretti po' 'un c'è lapis per disegnalli.
“Che t'è arivata la flotta?” Mi fa la Mariola de la 'Ampana.
“E te che t'è arivato?”. “Una mandata di 'alzoni riulati”.
"I tui sembrino svizzeri quando 'un passino la cioccolata col culo". Unne le mando miga a dire.
"Eh…Puliti?!? Ma scherzi o dici sul serio? Te vieni davanti alla mi' porta,
quando vedi sorti' quattro nuvole di profumo spray, lì dentro c'eno i mi' bagnanti".
Bagni boni eh…oh…
Camerino singolo presso lo stabilimento Lelia, e non li manca niente:
palette, secchielli, costumi, accappatoi, pinne acquatiche.
Locali serali, te li ripassin tutti: alla Risacca e da Tito son di 'asa,
e da tanto che sono assidui Sergio l'ha missi perfino sotto la mutua;
e loro lì 'un en di velli che s'abbuffino oh…
Cucina classica, che brodi, che consommé, che ristretti.
Savoiardo nel caffellatte: lo inzuppino, lo levino senza fanni fa' 'na grinza.
Ni dio sempre al mi marito: “Te guarda e impara!”…A lu' ni si tronca subito.

Consumin poga luce,
non ti sfondino il sofà,
'un alzino la voce,
non li senti litiga'.
Oh cosa, datti pace,
'un t'offende,
'un aggaglia',
a dillo mi dispiace
ma di più 'un si po' spera'.
Bagnanti, bagnanti
di velli da falli imbalsama'.

Quindici giorni dopo…
'Un mi parla' più de' bagnanti, nati da 'n cane. Unne voglio più senti' neanco l'odore,
accidenti al giorno che me li so’ missi fra le 'osce! Delofio che troiaio…
Appetto a loro il baroccio del pattume è acqua di 'Olonia,
questi popò di pidocchiosi, oh. Oh 'un si rivince; in casa mia ci sembra il Metato,
o ‘un t'è venuta anco la socera… Questa popò di befana,
'un ce la fai mai a capi' se sia a sede' o se sia ritta.
Pare il matuffo di fondo, quello che 'un c'alligna né il sugo né il formaggio.
L'altro giorno n'è scoppiato un cecchio chiappino e m'ha rotto tutti i vetri della credenza,
pareva fosse scoppiata la bombola del gasse!
Brodini!?! Ma nemmeno co' dadi per fa il gioo dell'oca,
da vel tavolino lì un fil di fume 'un ce l'ho mai visto leva'; cartocci tanti…
A ridanni primitive sembianze, a le mortadelle che t'han mangiato loro lì,
c'è da fa le 'orse de' micci per tre anni!
Altro che consommé, m'han diluviato persino i lupini della tombola!

Però bella mi' Te' ci vol coraggio,
'un c'è più un bricco sano, né un laveggio,
ti rubbino le groste del formaggio
po' vanno a parla' male di Viareggio.
Mangin tutto co' le mani
che abbuffate d'affettato
a giorni sani,
di vino non ce n'è, manco annacquato.

E un piange bella mi' Te': a bagni boni?!?
Ma lu' ha tre dita d'unto nel colletto, bagnature del brevio:
rimpiattino i vestiti tra poggioni e si vanno a sgruma' dietro al moletto;
uno spazzolino da denti in quattro e con un pelo solo;
la socera si struscia le gengive col mani'o.
Loro lì si lavino col Caamai? Loro lì si lavino sì, ma col “Caasempre”.
Di già i bamboretti en pieni di groste, brutti e mal levati;
m'hanno riempito le matrasse di gore
e po' con la carbonella m'han scritto su la porta del comodo:
“Viva la potta color puce dell'Assuntona”.
Io 'un mi contenterei d'altro, ma la soddisfazione di sape' come han fatto
a indovina' il colore, me la vorei proprio leva'.
Hai capito che razza d'infanti e le' fa la faina…

Col su' marito litiga a nottate,
si sentin certe 'ose che 'un ti dio..
A lu' ni garba da' dell'attastate
però com'è lullì 'un ci fa panio.
Oggi ho detto al mi' Nerone:
“Un rimedio, caro mio,
presto s'impone:
o vanno fori loro o scappo io!”

Palle insù lo stemma?!?
Ma quelli lì 'un son neanco cogliombari col varicocele!
Toh! Per te e tutti velli di Pievesenatico.

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