Canzone carnevalesca in versione bossa nova che Domenici veste con un testo elegante ed evocativo. Un atto d'amore per la città natale in cui ogni angolo risalta con una forza vivificatrice davvero ineffabile.
Chiuso dentro la Torre Matilde da cento anni,
mi ci chiusero quasi per sbaglio i mi’ bisnonni
e mi dissero di ‘un preoccupammi che dopo du’ giorni
mi sarebbero venuti a prende e di fidammi.
Ma io... Che sono nato in via Pinciana
ed ho imparato dalla tramontana
che ‘un bisogna dispera'.
Io... Che con un soffio di libeccio,
mi son tolto dall’impaccio
e son sceso giù in città.
E ho provato a cercare Viareggio in Passeggiata,
ma ho trovato soltanto il frammento di qualche facciata;
e ho provato a cercare Viareggio nel sole del molo,
ho respirato il suo salmastro e son rimasto solo.
Ed io... Mi sento come uno straccale
dopo un violento temporale
sulla spiaggia da rifa',
io... Una paranza senza ormeggio,
un patino da salvataggio
che ‘un ha voglia di rema'.
Io... Che sono nato pescatore, calafato o carpentiere
amo questa mia città
Io... Che basta un soffio di maestrale
e un po’ di Carnevale mi par di resuscita'.
E ho provato a cercare Viareggio nella gente,
ma il sorriso di quel viareggino è un po' diffidente,
non si fida del mondo e degli altri perché non sanno
amare questa città ed è un crudele inganno.
Ma io... Che sono nato nella rena
ed ho imparato dalla luna piena
che ‘un bisogna mai molla'
perché... Basta un pinuglioro anco secco,
un coriandolo, un pagliaccio
e la voglia di canta'.
Ma io... Che sono nato nella rena
ed ho imparato dalla luna piena
che ‘un bisogna mai molla'
perché... Basta un pinuglioro anco secco.
un coriandolo, un pagliaccio
e la “Coppa di Champagne”.