Omaggio a uno dei personaggi storici di una Viareggio ormai irripetibile: Enrichino Maccioni, un ometto di un metro e cinquanta e pugile in gioventù amava bere il "bersagliere" nei bar della città, ossia vino bianco corretto con Aperol o Campari. Una figura legata ad un'identità popolare oggi inesorabilmente annacquata che Domenici riporta sull'onda di un ritmo indiavolato.
Hai mai provato a bere
un po’ d’acqua piovana
che vien giù da Pedona
e ti risciacqua anco il maon;
hai mai provato a fare
una vita salutare,
ma ora è Carnevale
e mi vien voglia di trinca'.
E mi han detto che quaggiù a Viareggio
va di moda un curioso ballo
che la gente dimenare fa…
Largo che sta passando il ballo del Maccioni,
alzo i gomitoni,
scolo i bottiglioni,
tra spritzini e quartini,
tra Campari e Martini
piscio in Piazza Mazzini
e po’ riparto da lì.
Largo che sta passando il ballo del Maccioni,
stiano a casa gli astemi,
i lucchesi e gli scemi,
noi si balla ai rioni
il ballo del Maccioni
piscio in Piazza Mazzini
e po’ riparto da lì.
Hai mai provato a fare
lo snob al Carnevale,
mutato da pottone
che ‘un si vole acciuccigna';
con la cravatta al collo
ti pettini il capello,
mi pari proprio quello
che ‘un si vole divertì.
Ma se posi l’acqua e bevi il vino,
come ci ha insegnato Enrichino
vedi doppio e balli insieme a noi!
Largo che sta passando il ballo del Maccioni,
alzo i gomitoni,
scolo i bottiglioni,
tra spritzini e quartini,
tra Campari e Martini
piscio in Piazza Mazzini
e po’ riparto da lì.
Largo che sta passando il ballo del Maccioni,
stiano a casa gli astemi,
i lucchesi e gli scemi,
noi si balla ai rioni
il ballo del Maccioni
piscio in Piazza Mazzini
e po’ riparto da lì.
Largo che sta passando il ballo del Maccioni,
alzo i gomitoni,
scolo i bottiglioni,
tra spritzini e quartini,
tra Campari e Martini
piscio in Piazza Mazzini
e po’ riparto da lì.