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Una Scimmia presa in Carnevale (1927)

Texte

Nom et prénom
Photo de Paolo PezziniPaolo Pezzini

Musique

Nom et prénom
Default imageGiuseppe Pardini

Interprètes

inconnu

Arrangement

inconnu

Participations

Canzone scritta da Paolo Pezzini con la complicità del Maestro Pardini a nome del carro di Antonio D'Arliano (secondo premio 1927). Con il termine "scimmia" naturalmente si intende sbornia e i giochi di parole di cui il testo è infarcito calano perfettamente l'ascoltatore nel clima giusto per vivere il sogno del Carnevale. Tema ricorrente quello del giovinotto borghese che, dopo la notte bianca passata a bighellonare ai veglioni, torna ubriaco a casa senza un soldo e con gli orribili postumi dovuti all'alcool, tutto tratteggiato ovviamente in chiave ironica e scherzosa.

Tommaso Lucchesi
Copie dans le presse-papiers

È tutta la notte
che ballo e che suono,
che brindo e che canto,
ma oh, dove sono?
Mi par d'impazzire,
ci vedo per tre,
mi gira la testa,
mi scivola il pie'.

Eppur Carnevale,
che chiama e che invita,
festante, chiassoso,
burlone alla vita;
barbera e champagne,
carezze di fate,
le scimmie, risate
e baci d'amor.

I casi son due,
'sì chiari e lampanti:
ho preso la scimmia,
di quelle sonanti
oppure la scimmia
mi ha preso con sé,
se tutto mi gira,
mi scivola il pie'.

Eppur Carnevale,
che chiama e che invita,
festante, chiassoso,
burlone alla vita;
barbera e champagne,
carezze di fate,
le scimmie, risate
e baci d'amor.

Il nettare biondo
dei calici d'oro,
le feste, i veglioni
raccontale a loro,
se giro travaglio
ci vedo per tre,
mi gira la testa,
mi scivola il pie'.

Eppur Carnevale,
che chiama e che invita,
festante, chiassoso,
burlone alla vita;
barbera e champagne,
carezze di fate,
le scimmie, risate
e baci d'amor.

Barbera e champagne,
carezze di fate,
le scimmie, risate
e baci d'amor.

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