Tra le canzoni salmastrose si annovera questo latino dal titolo "La muchera", con una protagonista a dir poco bizzarra che rappresenta l'antifemminilità vivente. Pezzo estremamente beffardo ma molto orecchiabile.
Folti peli sulle braccia
e mi manca un po’ di grazia,
c’ho du’ borse sotto l’occhi,
ne’ capelli c’ho ‘pidocchi,
il maglione su’ calzoni
e le ciucce ciondoloni
e se mi girino i coglioni
tiro un moccolo così.
È pelosa anco l’ascella,
c’ha l’odore di cipolla
e mi metto, guarda caso,
anche le dita nel naso:
c’ho la macchina truccata
con lo spoiler e tendina,
i cerchioni grossi in lega
e una musica da sega.
Io che sono una Muchera
e ti sembro forestiera,
ballo come una pantera
se mi vedi verso sera;
io non sono una Muchera,
sono nata al Varignan,
se mi vedi di mattina
ti ci vole il Lexotan.
Metto sempre il perizoma
che si infila nella chiappa,
ma per toglierlo e trovarlo
ho bisogno di una mappa;
me ne infischio delle diete,
mangio tante cioccolate,
poi mi vien la cellulite
e i ‘bubboni da strizza'.
Qualche volta faccio un rutto,
ma non manco di rispetto
perché il rutto mi vien lungo,
sembra quasi un Do di petto;
poi mi infilo i calzettoni
e ascolto dischi di Baglioni,
specialmente quando dice
“Passerona 'un anda' via”.
Io che sono una Muchera
e ti ballo da spagnola
dentro questa discoteca
con la luce che t’acceca;
io non sono una Muchera,
sono nata al Varignan,
se mi vedi la mattina
devi andare a vomita'.
Io non sono una Muchera
e voglio essere sincera,
con il trucco e minigonna
c’è l’inganno nella donna;
la mattina appena sveglie
neanche un miope ci sceglie,
ma la sera attegamate
ti sembriamo de’ topon.
Io che sono una Muchera
molto mucha e poco era.