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Canzoni - Bagnanti

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Se ho affittato?

Eh, e di' c'ho affittato benino è di' pogo;
te guardimi ne le sembianze gioiose
e po' datti a la fantasia più disfrenata.

Oh Tere?, una mandata di comparita come guest'anno
un si vedeva dalla calata de' longobardi.

Una festa per l'occhi,

oh un mi civien guasi da piange' per la commozione;

più dimando al mi' marito,
ni denno la medaglia al valore,
perchè ne la disfatta di Caporetto
s'era ritirato adagio.

M'han portato l'orgoglio in famiglia, e un dico oltre;

gente in su, e un mi fa' parlare:
marito, moglie, e du' infanti;
loro li chiamino così.
Pensa un po':

camera, salotto, cucina e comodo;
cucina e comodo in condominio,

noi mangiamo nel sottoscala perchè ci fa più fresco.

Anditino a senso unico,
uno passa, vell'altro aspetta;
pensa un po che riguardi,
di dove? Di Pievesenatico.

Io sento parla' di un castello col pone lavatoio, e non mi pronuncio oltre.
Cosa? Eh eh, e un vorai miga mette i mi' bagnanti co' tui...
Oh di 'ase raccomandate dall'azienda economa in via Chimene,

c'è soltanto la mia.

Come perché? Perché dopo la mi' 'asa vien subito l'albergo!

Son tanto perbenino
rigovernino da se,
non sporchino il crusino
non t'incrinino il bide',
non porta il borsalino
ne 'rilogio nel gile';
le pare un figurino
e a la mesce nel tupe'.
Bagnanti, bagnanti,
il meglio en capitati a me.

De' burbiglioni ad argiso,

te senti le rote che ci sono in quel nome lì;

a la guera degl' incrociati
il su' bisnonno ci perse un orecchio,
per me lullì è marchese
un lo dice, ma lo fa capi'.
Lì en palle su lo stemma un si scappa.
Oh le è una bellezza oh si,

dovresti vede' il portamento di quella donna,

t'apre la porta del comodo,

come se dovesse entrare ne la sala del viense regale.

I du' infanti oh (smack) e taccio.

Te pensa i du' fratelli Mechetti quand'erin piccini...
Per me l'han divezzati nel collegio delle Torsoline,
vestiti a marinaretti po' un c'è lapis pe' disegnalli.

“Che t'è arivata la flotta?”
Mi fa la Mariola de la 'Ampana
“E te che t'è arivato?”
“Una mandata di 'alzoni riulati”

I tui sembrino svizeri quando un passino la cioccolata col buro.

Unne le mando miga a dire.
Eh...Puliti?!? Ma scherzi o dici sul serio?
Te vieni davanti la mi' porta,

quando vedi sorti' quattro nuvole di profumo spray,

lì dentro c'eno i mi' bagnanti.
Bagni boni eh...oh...

Camerino singolo presso lo stabilimento Lelia,

e non gli manca niente:

palette, secchiello, costumi, accappatoi, pinne acquatiche.

Locali serali, te li ripassin tutti:
alla Risacca e da Tito son di 'asa,
e da tanto che sono assidui,
Sergio, l'ha missi persino sotto la mutua;
e loro lì un en di velli che s'abbuffino oh...
Cucina classica, che brodi,
che consumè, che ristretti.
Savoiardo nel caffellatte:

lo inzuppino, lo levino senza fanni fa' 'na grinza.

Ni dio sempre al mi marito:

“Te guarda e impara!”...Allù ni si tronca subito.

Consumin poga luce
non ti sfondino il sofà,
un alzino la voce
un li senti litiga',

o cosa datti pace
un t'offende
un aggaglia',
a dillo mi dispiace
ma di più un so pol trova'.
Bagnanti, bagnanti
di velli da falli imbalsama'.
Quindici giorni dopo...

Un mi parla' più de' bagnanti, nati da 'n cane
unne vol senti' manco l'odore,

accidenti al giorno che me li so missi fra le 'osce!

Delofio che troiaio...

Appetto a loro il baroccio del pattume è acqua di 'olonia,

questi popò di pidocchiosi, oh..
Oh un si rivince;
in casa mia ci sembra il Metato,
o un t'è venuta anco la sociora...
questa popò di befana,

un ce la fai mai a capi' se sia a sede' o se sia ritta.

Pare il matuffo di fondo,

quello che un c'alligna né il sugo né il formaggio.
L'altro giorno n'è scoppiato un cecchio chiappino
e m'ha rotto tutti i vetri della credenza,
pareva fosse scoppiata la bombola del gasse!

Brodini!?!

Ma nemmeno co' dadi per fa il gioo dell'oca,
da vel tavolino lì un fil di fume un cel'ho mai visto leva';

cartocci tanti...
A ridanni primitive sembianze
a le mortadelle che t'ahn mangiato loro lì,
c'è da fa le 'orse de' micci per tre anni!

Altro che consomè,

m'han diluviato persino i lupini della tombola!
Però bella mi te ci vol coraggio,
un c'è più un bricco sano ne un laveggio,
ti rubbino le groste del formaggio
po' vanno a parla' male di Viareggio;
mangin tutto co' le mane
v'abbuffate d'affettato
a giorni sani,

di vino non ce n'è manco annacquato.

E un piange bella mi te:
a bagni boni?!?

Ma lù a tre dita d'unto nel colletto,
bagnature del brevio:
rimpiattino i vestiti tra poggioni,
e si vanno a sgruma' dietro al moletto;
uno spazzolino da denti in quattro,
e con un pelo solo,

la sociera si struscia le gengive col manio.
Loro lì si lavino col “Caamai”?
Loro lì si lavino si ma col “caasempre”,
Di già i bamboretti en pieni di groste,

brutti e mal levati;

m'hanno riempito le matrasse di gore,

e po? Con la carbonella m'han scritto su la porta del comodo:

“Viva la potta color puce dell'Assuntona”
Io un mi contenterei d'altro,
ma la soddisfazione di sape' come han fatto
a indovina' il colore, me la vorei proprio leva'.
Hai capito che razza d'infanti, e le' fa la faina...

Col su' marito litiga a nottate
si senti certe 'ose che un ti dio,
allù ni garba da' dell'attastate
però com è lullì un ci fa paino.
Oggi ho detto al mi' Nerone:
“Un rimedio caro mio,
presto s'impone,
o vanno fori loro o scappo io!”
Palle in su lostemma?!?

Ma velli lì un son neanco cogliombari col varicocele!
Toh! Per te e tutti velli di Pievesenatico.

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